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Vita Comunitaria

Silenzio. Creato. Comunità.

Ecco la sintesi delle risposte date al questionario. Materiale per guardare avanti.

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La diffusione improvvisa e rapida del Coronavirus, Covid-19, ha prodotto una radicale modifica dei comportamenti, delle relazioni, delle dinamiche del lavoro e anche della vita cristiana delle comunità della nostra Unità Pastorale. Per avere un riscontro dell’esperienza vissuta abbiamo proposto un questionario. Sono arrivati 102 contributi, per lo più da singole persone ma anche da alcuni gruppi. La maggior parte sono arrivati attraverso il sito dell’Unità Pastorale, diversi con la posta elettronica e una quindicina grazie ad un modulo cartaceo fatto pervenire per iniziativa del gruppo della pastorale degli anziani. Più numerose a rispondere sono state le donne.

Riportiamo di seguito le domande che erano state poste:

  • 1)Anche nella vita parrocchiale abbiamo sperimentato la mancanza di tutti quei momenti che ci facevano sentire comunità. Quale di questi momenti ti è mancato di più e perché?
  • 2)Questo tempo ci ha mostrato la ricchezza di alcuni momenti a cui non davamo importanza o che abbiamo riscoperto. Quali vorresti non dimenticare e continuare a coltivare in futuro?
  • 3)La ripresa non ci permetterà di ritornare a fare le cose come prima. A tuo avviso quali sono quelle essenziali che non dobbiamo lasciar perdere?


E’ evidente, ma è anche importante che sia stato espresso, che ciò che è mancato maggiormente sono state le relazionie la comunità. Certamente la messa della domenica ma anche ciò che è intorno alla messa: il ritrovarsi con gli amici e amiche, fare due chiacchiere. Poi son mancati anche gli incontri di gruppo con i bambini e tra adulti e la possibilità di incontrarsi al bar o al mercato. L’utilizzo delle nuove tecnologieè stato molto apprezzato perché ha dato la possibilità di rendere presenti persone e legami anche se in modo indiretto, l’unico possibile.  

Questo tempo inedito ha fatto scoprire o riscoprire una dimensione personale più profonda, il silenzio, la preghiera e la buona lettura, la bellezza della naturae la vicinanzaa chi ha vissuto dolore e solidarietà, povertà e coraggio. Soprattutto è stata valorizzata la dimensione della casae della vita famigliare.


Queste considerazioni arrivano prevalentemente da chi non è stato toccato duramente dalla epidemia ed è sensibile o attivo nella comunità, ma rimangono comunque indicative e ci dicono soprattutto che siamo stati costretti a rivedere la qualità del tempo che è a nostra disposizione, dei suoi ritmi, delle sue priorità. Questo in fondo è proprio quello che non dobbiamo lasciar perdere.


L’ ultima domanda inizia con una constatazione: niente sarà come prima. Ci si accorge però sempre di più di quanto sia forte la pressione per voler tornare al passato piuttosto che reinventare il presente e il futuro.

L’esperienza fatta non può passare inutilmente, molte sono le cose da riconsiderare come l’uso appropriato della tecnologia non tralasciando però chi non ha dimestichezza con questi strumenti, la richiesta di percorsi di approfondimento della fede, una maggiore attenzione alle povertà, una coscienza da approfondire sempre di più del nostro legame con il creato. 

Se non fosse così perderemmo un’occasione importante per cogliere quanto il Signore ha seminato anche in questo tratto difficile del nostro cammino. 

Diocesi di Mantova