Toggle navigation
Vita Comunitaria

Chiesa parrocchiale di Malcantone

C:\fakepath\Chiesa Malcantone2.jpg

La chiesa parrocchiale di Malcantone, dedicata a Sant’ Anselmo da Baggio, fu progettata nel 1963 dall'architetto Goffredo Boschetti, con benedizione della prima pietra nel marzo del 1964.

Dalla cronaca della giornata, tratta dal quotidiano Il Resto del Carlino dell’epoca, sappiamo che Mons. Antonio Poma, Vescovo di Mantova, impartiva la benedizione ad una croce posta sul luogo dove sarebbe sorto l’altare maggiore e, in seguito, benediceva la prima pietra, nella quale era stata inserita una pergamena così vergata: “ Oggi, 18 marzo 1964, regnando il sommo pontefice Paolo VI, durante il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, nella festa liturgica di Sant’ Anselmo Vescovo, Parroco della città e della Diocesi di Mantova, S.E.R Mons. Antonio Poma, Vescovo di Mantova, assistito dal parroco don Alfio Strazzi, benedì e pose la prima pietra di questa chiesa parrocchiale alla presenza dell’architetto Goffredo Boschetti, del clero delle parrocchie confinanti e di tutta la popolazione esultante. La chiesa sarà dedicata a Santo Anselmo Vescovo.”

Mons. A. Poma benediceva poi i locali della nuova canonica sorta qualche anno prima sul terreno donato dalla famiglia Rizzieri Cavallini.



UNO SGUARDO D’INSIEME ALLA CHIESA

Giovanni Freddi, nella sua opera su Sermide del 1998 (2), indica la chiesa di Malcantone come “un moderno tempio, luminoso e suggestivo, omaggio del XX secolo ad una terra antica”.

Una descrizione felice, nella sua sintesi, che si può accogliere articolandola secondo una più aggiornata analisi.

L’entrata della chiesa si affaccia su una piccola piazzetta che funge da sagrato. E’ caratterizzata da un’importante scalinata che conferisce maestosità all’edificio religioso nel suo complesso, inusuale da un punto di vista architettonico come accesso di una piccola chiesa in contesto rurale.

Entrando nella chiesa, sulla destra, si trova un piccolo battistero con il fonte battesimale in pietra posto, come da tradizione paleocristiana, in un punto esterno all’aula ecclesiale.

L’interno, a navata unica, è a forma rettangolare con le due pareti maggiori incise da grandi feritoie che lasciano filtrare sia la luce del mattino sia quella pomeridiana.

La parete di fondo è caratterizzata da vetri colorati incastonati nella malta dell’intonaco a rilievo dipinto a tinte scure. La serie dei vetri centrali raffigura chiaramente una croce, mentre i vetri restanti formano una corona simbolica intorno ad essa creando, nel contempo, composizioni zoomorfiche simboliche del cristianesimo: si possono facilmente individuare la figura del pesce, simbolo religioso del Cristianesimo perché il pesce (ἰχϑύς, nell’antico greco/ichthýs nella traslitterazione latina) è l’acronimo delle parole (Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr) Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore; quella della  civetta, simbolo di saggezza, spesso correlata al Crocefisso nel primo cristianesimo, e la figura del coniglio o lepre, spesso accomunati come simbolo di fecondità e abbondanza (la lepre anche come simbolo della Resurrezione).

Il pavimento è caratterizzato da un pavé che giunge fino al presbiterio che circonda l’altare, rivolto verso i fedeli secondo i dettami del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo.

La struttura globale, in cemento armato, evidenzia inoltre un incrocio di travi dello stesso materiale.

RIFLESSIONI SULLE COMPONENTI DELL’ECCLESIA

La struttura dell’edificio e le sue particolarità suggeriscono alcune osservazioni interpretative.

L’ingresso è contrassegnato da un “cammino di penitenza” da parte del fedele dato da due elementi fondamentali: la scalinata di accesso e il portale d’ingresso.

La scalinata di accesso non essendo agevole come salita comporta un impegno fisico che alimenta la presa di coscienza dell’avvicinamento al luogo sacro.

Il portale non è in asse con l’altare, come di solito nelle grandi chiese, e questa caratteristica  sembra rallentare il tempo di avvicinamento del fedele al suo essere in unità con Dio.

Questi elementi fanno sì che, entrando, il credente abbia idealmente di fronte a sé Dio come Telos,  fine ultimo dell’assemblea cristiana che abita l’Ecclesia, e sia consapevole del valore del suo cammino verso il fine stesso.

D’altra parte, l’ ”aula” interna della chiesa si impone sul fedele con una struttura architettonica massiccia, quasi da fortezza medioevale, fortemente ancorata a terra; ne risulta un senso di timore che però si arricchisce di speranza attraverso la luce che entra dalle feritoie laterali e attraverso il richiamo visivo dei contrappunti colorati della parete di fondo.

L’impressione che se ne ricava è che l’edificio sia stato costruito secondo i canoni del neorealismo architettonico, tipico del periodo, ma esprima anche la sua appartenenza al territorio fortemente contrassegnato dalla presenza della campagna. La comunità trova nella propria chiesa, Gerusalemme in terra, una “protezione” spirituale che va conquistata con il sostegno della fede ma anche un rifugio materiale. (3)

ELEMENTI DI RELIGIOSITÀ PRESENTI NELLA PARROCCHIALE


Nella chiesa, molto rigorosa ed essenziale nelle sue linee, non si riscontrano cappelle o altari laterali.

Non sono presenti opere di particolare pregio; quelle di maggior valore sono date dalle quindici formelle in cotto dipinto che segnano le stazioni della Via Crucis, opera dell’artista mantovano Evandro Carpeggiani, originario di Quistello (1914) e donate alla Comunità da Don Giancarlo Fiorito in occasione dei quarant’anni del suo sacerdozio e dei vent’anni di sacerdozio nella parrocchia.

Sempre del Carpeggiani la formella dedicata al patrono S. Anselmo collocata sulla parete prossima all’ambone.

Da notare un Cristo in croce collocato in posizione angolare.

Sono presenti inoltre una statua della Madonna con Angeli, di autore sconosciuto e di non elevata fattura, e una statua dedicata a S. Antonio Abate.

Note bibliografiche


(1) Le foto sono tratte dall’archivio Coopedile, elaborate e didascalizzate in occasione della mostra

     del luglio 2018 sull’attività della Coop Edile stessa.

     La foto n. 2 è invece appesa in fondo alla parete destra dell’edificio religioso; 

(2) Giovanni Freddi, Sermide 1998 - Quindici Secoli di Storia, ed. Comune di Sermide - tipografia     

     L. Cabria Castelmassa (RO); 

(3) Per l’ubicazione di Malcantone nell’agro mantovano in confine con quello emiliano, l’antica

     strada definita la “Virgiliana” e gli stazionamenti Romani, si veda la parte dedicata al paese di

     Fernando Villani, Sermide attraverso i secoli, 1966-Officine grafiche “La Rapida” Mantova. 


A cura di Lidia Tralli e Enrico Bresciani.

Diocesi di Mantova