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Vita Comunitaria

Beata Osanna Andreasi (1449-1505)

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Nata da Nicolò Andreasi e Agnese Mazzoni, prima figlia, Osanna Andreasi, appartenente ad una delle più illustri famiglie mantovane, (gli Andreasi Cappa) fu terziaria domenicana, cioè una suora che viveva nella propria casa (la casa quattrocentesca con facciata di Luca Fancelli ancor oggi esistente e visitabile in via Frattini 9 a Mantova).

Originaria di Carbonarola, frazione di Carbonara di Po (Mantova), abitò occasionalmente anche nella casa di campagna del piccolo borgo. Nella frazione avevano proprietà anche i nobili Agnelli e fu proprio Scipione Agnelli, vescovo di Casale Monferrato, a dedicare alla Beata Osanna la chiesa parrocchiale tuttora esistente, anche se non più con funzione di parrocchiale ma come luogo di culto molto amato e frequentato. Lo stesso Vescovo fece eseguire il dipinto “Nozze mistiche della Beata Osanna Andreasi”, collocato come Pala sull’altare Maggiore della chiesa.

Fu amica e consigliera dei Gonzaga tanto che tra fine quattrocento e inizio cinquecento fiorì alla corte dei Gonzaga la devozione per la “santa viva”, cioè considerata “santa” durante la sua vita. La sua vita spirituale fu accompagnata da fenomeni mistici, come estasi e visioni fino alla stigmatizzazione. La sua santità oltrepassava la sfera personale e si estendeva alla corte, dando prestigio allo stesso casato gonzaghesco.

Osanna Andreasi fu beatificata da Leone X nel 1510, per interessamento di Isabella d’Este.

Oggi, le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Mantova.

L’origine del culto tributato alla Beata Osanna può anche essere ricercato in quello che scrisse di lei il suo primo biografo, fra Francesco Silvestri da Ferrara (in Vita della gloriosa Virgine Osanna Mantuana): “Non compito ancora l’anno sesto di sua età, essendo a Carbonarola (dove ogni anno al tempo del ricolto i suoi parenti solevano abitare), sopra la riva del Po sola passeggiando, apparve un angelo, il quale alla frugalità et al amore de le cosse celeste exhortandola, subito gli disparve”

(In A.M. Marchetti Andreoli op. cit.)

Suor Orsola Maddalena Caccia (1596-1676)

Orsola Maddalena Caccia, figlia del pittore Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo dal nome del borgo nativo del Monferrato, battezzata come Teodora entrò nel convento delle Orsoline di Bianzè nel 1620 col nome di suor Orsola Maddalena. Nel 1625 fu trasferita in un nuovo convento a Moncalvo (Asti), con le tre sorelle, per volere del padre di cui continuò l’attività con tele devozionali per chiese piemontesi e di altre aree, come quella mantovana, e fu suor Orsola ad ereditare i prototipi e le incisioni paterne, oltre alle sue committenze.

All’interno del convento fu creato in effetti uno spazio per la pittura definito “di grande libertà creativa” come dimostra la varietà delle opere realizzate da Orsola Caccia, dalle grandi pale d’altare alle nature morte. Fu un’artista ritirata ma non isolata e di vasta cultura sviluppata anche grazie all’amicizia con il Scipione Agnelli, vescovo di Casale Monferrato. Le sue tele, come sopra detto, non furono soltanto  di carattere devozionale ma anche il risultato di studi di altro tipo che portarono alla realizzazione di raffinate nature morte prevalentemente con fiori e frutta come soggetto. Suor Orsola Maddalena Caccia è conosciuta anche per essere stata una delle poche artiste donna ad essersi affermata nello scenario pittorico del '600 italiano, contemporanea della più nota Artemisia Gentileschi.

Diocesi di Mantova